I colori del mare
Mostra di Vittorio Giardino
sede IIC, Patission 47, sale espositive
In collaborazione con Drama Comics Festival
https://www.facebook.com/dramacomicsfestival/
durata: 21 ottobre - 8 novembre 2020
orario di apertura: dal lunedì al venerdì ore 13.00 - 18.00
EVENTO ORGANIZZATO NELL'AMBITO DELLA XX SETTIMANA DELLE LINGUA ITALIANA NEL MONDO
Due parole sull’ing. Vittorio Giardino
Vittorio Giardino, di formazione ingegnere, abbandona a 31 anni la sicurezza della professione e si dedica alla rischiosa passione per il fumetto. Esordisce sul finire degli anni Settanta, e non è difficile alla critica farlo rientrare in una corrente che stava iniziando in quel periodo a essere molto significativa per il fumetto europeo, quella della ligne claire. Eppure, a sentir parlare Giardino delle sue passioni fumettistiche non c’è praticamente traccia né di Hergé, il fondatore del fumetto di lingua francese, autore di Tintin e inventore di quello stile che sarebbe poi stato definito, appunto, ligne claire, né del suo allievo Edgar Jacobs, che rivede quel medesimo stile trasformandolo da umoristico in avventuroso, e al quale verrebbe fatto naturale riportare le ascendenze di Giardino. I nomi che escono dalla bocca del fumettista bolognese sono semmai Carl Barks, Floyd Gottfredson, Hugo Pratt e Moebius. Ci sono (almeno) due aspetti che avvicinano autori così diversi (Hergé e Jacobs compresi), che ritroviamo anche in Giardino: la sinteticità della linea e la capacità di costruire storie molto intricate dall’apparenza semplicissima. La linea sintetica è quella che produce la massima definizione con il minimo spreco di inchiostro, basandosi soltanto sulla propria modulazione e sulla dinamica delle curve, con esclusione di tratteggio e ombreggiature. L’apparenza di semplicità narrativa si ottiene attraverso un calcolo delle capacità predittive del lettore, giocando poi a confermare e smentire le sue previsioni. Si tratta di un calcolo che probabilmente un narratore esperto sa fare istintivamente, ma nel caso di Giardino è lecito sospettare che la sua formazione di ingegnere lo induca a curare e progettare esplicitamente quello che la sua intuizione narrativa gli suggerisce. Come dire che Giardino, passando da un mestiere all’altro, ha continuato a progettare e realizzare macchine, elettroniche le prime, narrative e fumettistiche le seconde: macchine per farci godere, calcolate nel segno grafico e nella linea del racconto per permetterci di cogliere con facilità anche quello che è complicato.
Daniele Barbieri
Semiologo, storico del fumetto
Accαdemia di Belle Arti di Bologna