Se Palermo “va in scena” con Emma Dante, la Sicilia intera “va in scena” con l’Opera dei Pupi…
Palermo e la Sicilia fanno da trait d’union a queste due facce della stessa medaglia, il palcoscenico e l’arte millenaria di raccontare una storia e/o un personaggio in maniera alternativa alla parola scritta.
Due facce che se pur molto lontane tra loro – un’espressione di teatro d’avanguardia che si contrappone ad un’espressione di teatro tradizionale popolare – sono tuttavia imparentate dal substrato costituito dall’uso del dialetto nella lingua e dal contesto culturale spiccatamente regionale.
Da questo nucleo comune di partenza nella forma, i due “teatri” divergono successivamente per il contenuto, che intende esprimere concetti generali a prescindere dall’ambientazione, l’uno sviluppando complesse tematiche sia a livello sociale che a livello umano, l’altro trovando un’originale via di aggiornamento per coniugare tradizione e attualità nel mondo dello spettacolo.
L’Opera dei Pupi (Opra d’i Pupi in siciliano) è un tipo di teatro delle marionette, in cui vengono rappresentate le gesta dei Paladini di Francia del ciclo carolingio, tratte da opere della letteratura cavalleresca rinascimentale. Questo genere teatrale popolare prende il nome dalle marionette utilizzate dette “Pupi” (termine dialettale utilizzato in senso più esteso e che si fa risalire al latino “pupus”, bambino).
L’Opera dei Pupi è tipica della tradizione siciliana, e nasce nella prima metà del XIX secolo, riscuotendo un grande successo tra le classi popolari. Al pari di tante altre tradizioni della cultura popolare, ha vissuto un progressivo declino a partire dal dopoguerra, pur restando un notissimo simbolo tradizionale della Sicilia (sia pur ridotto ad articolo di souvenir).
Riconosciuto dall’Unesco come “Patrimonio culturale immateriale”, oggi sopravvive solo grazie alla meritoria opera di rinnovamento culturale condotta da alcuni tra gli ultimi appassionati operatori, tradizionalmente provenienti da un nucleo familiare che si tramanda l’arte di generazione in generazione.
Ma lasciamo la parola, letteralmente, ad uno tra i più noti di essi, Mimmo Cuticchio, che attraverso quattro brevi video ci introduce al magico mondo dell’Opera dei Pupi, alla sua storia, al suo rinnovamento.
Introduzione
Approfondimenti
GLI SPETTACOLI
Medusa
dal 22.01 al 16.04
MEDUSA
(tragedia in musica per soli, coro, orchestra e pupi)
Medusa è l’ultima creazione di Giacomo Cuticchio, nella quale convivono le tradizioni dell’opra dei pupi e dell’opera lirica. Il libretto di Luca Ferracane rende omaggio ai grandi poeti del melodramma del Settecento (Zeno e Metastasio) ed è dunque in versi (novenari ed endecasillabi). Ma diversamente dal melodramma barocco, che prevedeva di solito un lieto fine, qui l’eroina tragica va incontro a un infelice destino.
Don Giovanni all’Opera dei Pupi
dal 05.02 al 16.04
Sul grande palcoscenico è installato il teatrino dei pupi. La visione di un carro funebre che attraversa la scena, sulle note del Lacrimosa del Requiem di Mozart – sua ultima composizione – evoca il funerale del grande musicista.
Uno spostamento ideale su Palermo viene fatto con la canzone siciliana “Vitti ‘na crozza”.
Si accendono le luci sul teatrino. Il pubblico in platea vede inquadrato, nell’esiguo spazio della scena del teatrino, un altro pubblico. Un gruppo di palermitani, rappresentati dai pupi di farsa, è raccolto in una piazza e aspetta il “cuntista” Mastru Ramunnu che ogni giorno, a puntate, racconta la storia dei Paladini di Francia.
Astolfo nell’isola di Alcina
dal 12.03 al 16.04
MIMMO CUTICCHIO: L’OPERA DEI PUPI
Documentario realizzato nel gennaio 2014 presso l’Auditorium Parco della Musica, Roma durante la residenza artistica della Compagnia Figli d’arte Cuticchio, nel corso del quale si alternano gli interventi di Mimmo e Giacomo Cuticchio a brani tratti della rappresentazione dell’Opera dei Pupi “Astolfo nell’isola di Alcina” e dal concerto “Quaderno di danze e battaglie dell’Opera dei Pupi” eseguito dal Giacomo Cuticchio Ensemble