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Quel che resta della vita

Mostra di Georgia Kokkini

Martedì 10 maggio 2016, ore 20.00
Galleria d’arte ΕΝΑ/kaplanon galleries, Valaoritou 9γ  Atene

Quel che resta della vita
Inaugurazione della mostra di Georgia Kokkini

(premio internazionale “Leonardo Da Vinci” 2015)

Durata: 10/05 – 04/06/2016
A cura di Iris Kritikou
  

Georgia Kokkini
Nata ad Atene, inizia i suoi studi pittorici nella città natale. A Roma frequenta per due anni la scuola di pittura giapponese. Successivamente inizia un’esperienza di lavoro di tecnica pittorica su seta,
creando composizioni per decorazioni di interni, con disegni rinascimentali. Ad Atene frequenta la Scuola di Iconografia del Museo Benaki. Organizza delle mostre soprattutto in Italia. In seguito ha l’opportunità di iscriversi all’Accademia di Arti Ornamentali S.Giacomo
di Roma, dove, per sei anni, segue corsi di pittura con i professori Luigi
Bruno e Marcello Ridolfi, conseguendo titoli e partecipando a mostre. Grazie all’incontro con il  pittore Pedro
Cano, inizia una serie di seminari in Italia a all’estero realizzando varie mostre. Nel’anno 2015, dopo l’esposizione delle sue opere al Grand Palais di Parigi, è
stata selezionata per ricevere il premio Leonardo da Vinci, che le è stato
assegnato il 29 gennaio  2016 al Palazzo Borghese di
Firenze. Sue opere si trovano in diversi musei e collezioni private.                   

I frammenti dell’umanita’ nella pittura di Giorgia Kokkini
” L’inatteso ingrandimento di un oggetto di un frammento gli attribuisce una personalità che forse non aveva mai avuto prima.  E in questo modo può essere convertito in un veicolo di una totalmente nuova e plastica potenza” (F. Leger)
Nel piu’ recente periodo del suo lavoro pittorico G. K. dipinge con un dinamismo persistente due temi apparentemente estranei l’uno all’altro. Il primo riguarda i senza tempo negletti frammenti della amata cultura della Cappadocia: magistrali frammenti di una primitiva  (troglodita) architettura bizantina, anticamente scolpita nelle grotte,  punteggiata da affascinanti, malinconiche tracce lasciate su di loro dal tempo. Tracce umane di una fede che testimonia con malinconica gentilezza le stratificazioni di una dimora primordiale, in cui, attraverso i secoli, le persecuzioni non hanno mai potuto eliminare questa
“pistis”. Il secondo tema si volge ai rottami umani senza guida, piccole convivenze della densa esistenza umana nelle favelas del Sud America, dove  Giorgia ha vissuto per diversi anni.  Presenze eterogenee di una umanita’ a brandelli accanto a materiali da costruzione in abbandono per opere improvvisate, in processo di decadimento inevitabile, interrotto solo dagli sguardi dei bambini che vi abitano, reali solo per loro.
Lo spettatore, davanti a questa apparente diversità, subito comprende che questo è come un’armonica immersione personale e confessionale nel paesaggio di un incerto e usurato universo di una antropogeografia che Giorgia Kokkini imprime con chiarezza mentale , precisione plastica e tenera perseveranza. Errando per l’Asia Minore, nella terra vulcanica di Cappadocia, nelle grotte impenetrabili, che nella sua opera “Anabasi” Senofonte cita ( 401 aC), e che Erodoto identifica nell’area dei monti Taurus a Sud, fino al mar Nero a Nord, in visita al famoso triangolo, delimitato oggi dall’Allis river valley, da Cloro e la valle di Soandrou a Cesarea, Giorgia ricrea col suo pennello sottile, un luogo sacro, senza tempo, dove il mito incontra la storia. Sospeso tra cielo e terra, tra sogno e realta’, il drammatico paesaggio surreale di pietra e di 19 vulcani, di monolitiche alte rocce di Gòreme e disabitate colombaie, che a volte precipita nelle profondità oscure  e talvolta rifratto in una luminosità celeste, si è incontrato con decine di popoli e nazionalità, nascondendoli e proteggendoli nelle sue viscere. Nelle tele coraggiose di Giorgia, con i grigi colori caldi di terriccio bianco, e forti di un turchese-verde dinamico, con colature di materia, con deduzioni poetiche e  abbreviazioni del volume, che implicano il passaggio perpetuo in tempi diversi, si toccano e si mescolano le ombre degli Ittiti, degli Assiri e dei Greci, dei successori di Alessandro, e parlano tra di loro i  Cristiani perseguitati ed i coraggiosi difensori militari di Bisanzio, I Santi Padri ortodossi dei primi anni ed i monaci bizantini, che hanno abitato questo paesaggio nascosto, fatto di scura andesite, ossidiana, calcare e basalto. Utilizzando con ammirevole fluidità questi materiali organici e storici, l’artista crea un mondo nuovo fatto di pietra lavica, aria, luce, ruggine, e da pochi frammenti palinsesti di iconografia, imita fedelmente i grandi volumi, con l’aiuto di un disegno astratto e col suo pennello altamente qualificato.
Con una straordinaria ma semanticamente eloquente maniera narrativa, i resti di questa circostanza nella storia, si incontrano con i resti materiali di un diverso tipo di umanita’.  Nelle favelas di Caracas, che impregnano il secondo tema di questa unità tardiva della pittrice, i volumi sono lavorati con una rugosità abile,costante e l’astratto protegge dallo sguardo indiscreto, congiungendo con cortesia austera questi piccoli universi che la tela salva amorevolmente. Le vestigia di un mondo testimoniato da scarni documenti, i passi umani sfuggenti riferiti ad un mondo duro e tagliente, che la pittrice continua a trovare e recuperare nella loro bellezza, si trasformano in paesaggi fertili, con un fascino latente. Rappresentando bambini che ridono e giocano nonostante la miseria, Giorgia Kokkini accende con la sua pittura una piccola candela come ha fatto illuminando le rovine di un antico affresco nelle chiese deserte scolpite nelle grotte della Cappadocia.
Modello ricorrente e indice del suo vagare nel mondo, che l’uomo sarà sempre lo stesso, lui che insiste nel cercare e nell’esistere. (Iris Kritikou)

Con il patrocinio dell’Istituto Italiano di Cultura

 

Ingresso libero                                           

ORARIO MOSTRA
MAR. GIOV. VEN. 11:00 – 21:00
MER. SAB. : 11:00 – 16:00

  • Organizzato da: Kaplanon.galleries
  • In collaborazione con: Istituto Italiano di Cultura di Atene